martedì 10 giugno 2008

Per me...c'è solo l'Inter...


C'è solo l'Inter...per me...solo l'Inter!
Recita così uno degli inni nerazzurri, il primo ufficiale, e rispecchia alla perfezione il mio sentimento per la maglia dell'Inter. Ma come ho fatto ad innamorarmi così di una squadra di calcio?

Era il 1997, settembre o ottobre, non ricordo molto bene. Avevo 8 anni, l'età in cui di solito tutti (o quasi) i maschietti, cominciano a seguire il calcio e a scegliere la loro squadra del cuore, quella che non abbandoneranno mai per tutta la vita. Io non sapevo nulla di queste cose, e quando sentivo i miei amici dire: "Io tifo per la Juve!" "Io tifo per il Milan!" "Io tifo per l'Inter!", io mi chiedevo di cosa parlassero. Chi o cos'è la Juve? E il Milan? E l'Inter? E cosa significa tifare?
Non capendo appunto nulla, a turno dicevo di tifare per la squadra più tifata del giorno, finchè una sera, vedendo mio papà guardare una partita di calcio, gli chiesi quale squadra tifasse. Se la tifava lui, significava che era forte, e quindi decisi di tifarla anch'io. Quella sera era il 30 settembre 1997, e si stava disputando la partita di Coppa Uefa tra Neuchatel Xamax (una squadra svizzera) e l'Inter. Da quel giorno, ogni volta che mi chiedevano la squadra del cuore, dicevo sempre l'Inter, e non ho più smesso. Essendo effetto da ossessione compulsiva, per cui quando mi appassiono ad una cosa cerco di conoscerne ogni dettaglio, divenni subito un nerd dell'Inter, imparando a memoria i giocatori, i numeri e di alcuni anche le date di nascita. Anche perchè in quell'Inter giocavano giocatori del calibro di Pagliuca, Bergomi, Zanetti, Djorkaeff, Simeone, Cauet, Moriero, Zamorano...ma soprattutto quello fu l'anno in cui il mondo potè vedere giocare il miglior Ronaldo di sempre. E proprio Ronaldo divenne subito il mio calciatore preferito, tanto che ancora adesso ricordo il nome completo e il luogo e data di nascita: Luis Nazario Da Lima, nato a Belo Horizonte (Brasile) il 22 settembre 1976.

Come detto, quell'anno cominciai a seguire l'Inter, e di quell'anno potrei ricordare quasi tutte le partite di campionato (seguite alla radio o al tv, su Rai2) e sicuramente tutte quelle di Coppa Uefa, che tra l'altro vincemmo (per la terza volta) in finale contro la Lazio: uno splendido 3-0, con un gol più bello dell'altro. Al 4' del primo tempo segnò Zamorano, con un bel pallonetto di esterno sul palo distante di Marchegiani. Poi, nel secondo tempo, un giocatore argentino, l'unico che c'è ancora oggi, a 10 anni esatti di distanza, di nome Javier Adelmar Zanetti segnò il gol più bello della storia del calcio: punizione dalla metà campo destra, palla lunga sul lato sinistro dell'area, testa di Simeone in mezzo, arriva Zanetti che con un tiro fantastico di esterno al 7 mette il risultato sul 2-0. Poi, come ciliegina sulla torta, Ronaldo siglò il 3-0 scartando anche il portiere con un doppio passo fulminante. Purtroppo in campionato non andò altrettanto bene. Quell'anno fu l'anno dello stradominio di Juventus e Inter, che per tutto il campionato si alternarono in testa alla classifica. All'andata, il giorno della befana, avevamo vinto 1-0 in casa, con gol di Djorkaeff. L'incontro decisivo si giocò a Torino, in un giorno che non dimenticherò mai: il 26 aprile 1998. Per l'occasione, la partita fu trasmessa su Italia 1 ma io, per scaramanzia, preferii andare a giocare in cortile con Daniele e Matteo, due miei amici, il primo interista come me, l'altro juventino. Dalle urla e dalle bestemmie del papà di Daniele capii che avevamo perso, e quando vidi le immagini rimasi folgorato: dopo l'1-0 di Del Piero (che cominciai ad odiare!) ci fu, nel secondo tempo, un palese fallo in area di Iuliano su Ronaldo, che l'arbitro, tale Ceccarini, non fischiò. Non sarebbe successo nulla, se sul contropiede bianconero, su una leggera spinta di West sullo stesso Del Piero, il suddetto arbitro non avesse fischiato rigore. Apriti cielo: i giocatori interisti accerchiarono l'arbitro, e Simoni, mitico allenatore di quella mitica Inter, fu addirittura espulso (in seguito dichiarò E' una vergogna!) e squalificato per 3-4 giornate. Per fortuna Pagliuca parò il rigore, ma ormai il danno era forte. E comunque quello scudetto fu perso più per le sconfitte contro Bologna, Bari, Lazio, Udinese e qualche altra squadretta. A proposito di Udinese, quell'anno, il 19 aprile 1998, esattamente una settimana prima di quell'infausta partita, ero andato a San Siro con mio papà a vedere la partita, grazie a Dio vinta 2-0 (Djorkaeff, Ronaldo), e comprai anche la maglietta n°14 di Simeone, quella con le strisce verticali grigie e nere usata in Europa.
L'anno successivo lo seguii interamente, ma rimasi tremendamente deluso. Fu l'anno dell'arrivo di Baggio, che purtroppo non lasciò un gran segno; fu l'anno della prima Champions League da me vista, ma fummo eliminati ai quarti dal Manchester United (3 cross di Beckham, 2 gol di Yorke e 1 di Cole); ma fu soprattutto l'anno dei 4 allenatori (Simoni, Lucescu, Castellini e Hodgson). Sebbene il primo non fosse partito ottimamente in campionato, fu comunque esonerato dopo un'incredibile vittoria contro il Real Madrid per 3-1 (doppietta di Baggio). Eliminati in Europa, in Coppa Italia, arrivammo ottavi in campionato, e l'anno dopo non cambiò molto.
In panchina arrivò, stabile, Marcello Lippi, che aveva vinto tutto con la Juve, e che riuscì a migliorare la situazione. Furono acquistati giocatori del calibro di Blanc, Panucci, Seedorf, Di Biagio, Jugovic ma soprattutto Christian Vieri, per la cifra record di 90 miliardi. Il sogno di tutti gli interisti (anche il mio) di vedere giocare assieme Vieri e Ronaldo non si realizzò mai, dato che a novembre 1998 il Fenomeno (com'era di diritto soprannominato) si infortunò gravemente ad un ginochio, stando fuori per quasi 2 anni. Ma grazie ai gol di Bobo, riuscimmo ad arrivare quarti e qualificarci per la Champions dopo lo spareggio col Parma, in cui Baggio, da tempo in pessimi rapporti con Lippi, decise di abbandonare l'Inter con una splendida prestazione: 2 gol straordinari, che permisero all'Inter di passare. In Coppa Italia arrivammo addirittura in finale, contro la Lazio. La prima delle due gare si giocò a Roma il 12 aprile 2000: la gara fu vinta 2-1 dai biancocelesti, ma quasi nessuno si ricorda quel risultato. Quella fu infatti la partita del ritorno al calcio di Ronaldo! Entrò a gara in corso nel secondo tempo, dopo 1 anno e mezzo di inattività. I suoi compagni recuperarono subito palla, superarono il centrocampo e gli diedero palla, per vedere se sapeva ancora fare magie con quei suoi piedi fatati. Il brasiliano prese palla poco fuori dell'area, tentò il suo famosissimo doppio passo su Couto, ma qualcosa non funzionò, e il suo ginocchio su ruppe per la seconda volta: non scorderò mai il suo volto in lacrime. Il giorno dopo partii con la mia famiglia per un viaggio a Parigi, stessa città in cui fu operato proprio lui.
Il campionato 2000-2001 si aprì col botto: la prima partita era contro la Reggina, in trasferta. Incredibilmente, dopo una prova assolutamente inguardabile, i calabresi vinsero 2-1, e Marcello Lippi decise di dimettersi subito dopo la partita dichiarando: E se io fossi Moratti lincezierei prima di tutto me, poi prenderei i giocatori e li chiuderei a chiave negli spogliatoi, prendendoli a calci nel culo! Purtroppo il presidente seguì parte del consiglio, e si limitò a sostituire Lippi con Marco Tardelli, che non si dimostrò all'altezza. Di quella stagione ricordo ben poco, ma una cosa mi è ancora impressa nella mente: il 6-0 subito dal Milan nel derby di ritorno. In quella partita segnarono 2 gol Comandini, 2 Shevchenko, 1 Giunti e 1 Serginho. Imbarazzante è dir poco, ma superai in fretta il trauma. Quell'anno fummo inoltre eliminati ai preliminari di Champions dall'Helsingborg, squadra svedese mai sentita. 1-0 all'andata da loro, 0-0 da noi, con rigore fallito da Recoba a pochi minuti dalla fine; in Coppa Uefa fummo eliminati agli ottavi da una squadra spagnola semi-sconosciuta, il Deportivo Alaves.

L'anno dopo Massimo Moratti esaudì un suo grande desiderio, e portò sulla panchina nerazzurra l'argentino Hector Cuper, due volte finalista di Champions con il Valencia. E il colpaccio quasi riuscì, senza che io me ne rendessi conto. Ricordo una partita sublime contro la Roma (doppietta di Recoba su una punizione delle sue e gol di Vieri in avvitamento), il ritorno di Ronaldo al gol contro il Piacenza, un pareggio dubbio contro il Chievo (ero a Sharm quella domenica) e il famoso 5 maggio 2002. Quella mattina avevo giocato la semifinale di basket con la mia squadra (la domenica dopo avrei vinto il campionato provinciale), e tornando a casa mio papà si fermò a prendere una bottiglie di champagne. Purtroppo non fu di buon auspicio. Andammo in vantaggio con Vieri, poi pareggiò Poborsky su papera del difensore slavo Gresko, poi ci riportò in vantaggio Di Biagio (grande trascinatore) ma di nuovo Poborsky, di nuovo per colpa di Gresko, ci gelò il sangue nelle vene, a 1 minuto dall'intervallo. Nel secondo tempo Simeone e Inzaghi fissarono il punteggio sul 4-2 e il dramma fu compiuto. Scudetto alla Juventus, noi che addirittura arriviamo terzi, dietro alla Roma. Quella fu una domenica atipica, perchè tutta l'Italia tifava per noi, e addirittura i tifosi laziali ci accolsero già da vincitori. Nonostante il fallimento, Cuper, al suo primo anno da allenatore nerazzurro, era quasi riuscito in quello che nessuno finora ha fatto: vincere lo scudetto al primo anno. Quell'estate fu poi quella dei Mondiali in Giappone e Corea, dell'eliminazione da parte della Corea, con grossa mano data dall'arbitro Moreno, ma soprattutto fu l'estate in cui Ronaldo, dopo l'ennesima delusione con l'Inter (1 Coppa Uefa in 5 anni) decise di andarsene, anche per incomprensioni con Cuper, e si trasferì al Real Madrid. Per compensare, noi comprammo Crespo e inoltre Cannavaro. Nella stagione 2002-2003 tornai allo stadio, per vedere il ritorno dei preliminari di Champions contro lo Sporting Lisbona: 2-0 per noi, reti di testa di Di Biagio e Recoba. Nel frattempo furono comprati dei pipponi assurdi quali Sorondo, Guly, Morfeo e Sergio Conceiçao, che all'Inter non resero mai. Quell'anno arrivammo addirittura in semifinale di Champions, però contro il Milan. All'andata pareggiammo 0-0 in casa loro, al ritorno 1-1 in casa nostra. Per la legge del gol subito, loro andarono a vincere la Champions in finale contro la Juventus. L'anno successivo fu esonerato Cuper (dpo qualche giornata di campionato) e arrivò un altro vecchio pallino di Moratti: Alberto Zaccheroni, interista da sempre, campione d'Italia col Milan e sulla panchina della Lazio quel famigerato 5 maggio. Non si rivelò all'altezza, nonostante riuscì ad arrivare 4°.

All'inizio della stagione 2004-2005, altro allenatore sulla panchina interista, altro pallino di Moratti, stavolta anche da giocatore: Roberto Mancini. Da quando seguo l'Inter, Mancini si è rivelato l'allenatore più vincente con i nerazzurri. 3 scudetti (2005-06 assegnato a tavolino dopo Calciopoli, in cui le nefandezze juventine vennero a galla; 2006-07 e 2007-08 vinti sul campo), 2 Coppe Italia (2004-05 e 2005-06) e 2 Supercoppe Italiane (2005 e 2006). L'anno scorso vinse il campionato dei record: 97 punti, 1 sola sconfitta contro la Roma (peraltro inutile), Juventus in serie B, Milan penalizzato. Purtroppo in Champions andò male, e uscemmo agli ottavi ad opera del Valencia: 2-2 in casa con gol di Maicon e Cambiasso, e 2 reti su 2 tiri per loro. Al ritorno fu 0-0, con successiva rissa tra argentini e spagnoli, dove David Navarro ruppe il naso con un pugno a Burdisso, facendosi inseguire fin negli spogliatoi dai nerazzurri. In finale il Milan si vendicò del Liverpool (25 maggio 2005: il Milan fa 3 gol nel primo tempo, ne prende 3 nel secondo e perde ai rigori). Gli uomini chiave per la conquista del 15° scudetto furono, oltre al capitano Zanetti, Materazzi e Cambiasso, il portiere Julio Cesar (secondo solo a Buffon), i terzini Maicon e Maxwell, e gli ex-juventini Vieira ed Ibrahimovic: quest'ultimo è diventato l'idolo dei tifosi nerazzurri segnando in entrambi i derby vinti (4-3 e 2-1).

Quest'anno la stagione parte col botto: Roma-Inter, già scontro diretto, del 29 settembre 2007 finisce 1-4 per noi (Ibra su rigore, Crespo, Cruz e Cordoba). Da lì fu un susseguirsi di vittorie, culminate col derby di Natale: il Milan è tornato da poco dal Giappone come campione del mondo, e non vede l'ora di ribadire il concetto. Dopo il vantaggio di Pirlo (su punizione, ovvio), rispondono Cruz con un grande slalom in area, e Cambiasso, grazie ad un'incredibile papera di Dida. Da gennaio però le cose si complicano: facciamo fatica a vincere come prima, e oltretutto, sebbene nell'anno del Centenario, festeggiato il 9 marzo 2008, siamo nuovamente eliminati dalla Champions, stavolta ad opera dal Liverpool. 2-0 per loro all'andata, dopo 90' minuti passati a difendere in 10 (espulso Materazzi) e 1-0, sempre per loro, al ritorno. Dopo questa partita, Mancini annuncia: "Tra due mesi non sarò più allenatore dell'Inter" salvo poi ritrattare. Nonostante 3 sconfitte (Napoli, Juve e Milan), riesce comunque a vincere lo scudetto, anche se al cardiopalma. Il 27 febbraio avevamo pareggiato all'88' con la Roma, con gran gol di Zanetti da fuori area che mandò in delirio il pubblico. Alla penultima di campionato avevamo 4 punti di vantaggio, buttati nel cesso pareggiando col Siena. La Roma, vincendo, si avvicina a -1, e ci si gioca tutto all'ultima: Catania-Roma e Parma-Inter. Noi finiamo 0-0 il primo tempo, la Roma vince grazie ad un gol di Vucinic. Nel secondo tempo entra Ibra, dopo quasi 2 mesi di assenza, e al 61' segna l'1-0 con una gran botta di destro da fuori: tifosi in delirio, Inter di nuovo sopra. Al 78' il risultato è messo in cassaforte, con il raddoppio ancora del Genio: cross di Maicon, e Ibra che insacca da due passi di sinistro. Inter Campione d'Italia per la seconda volta consecutiva. Purtroppo Facchetti, simbolo della Grande Inter, non può essere qui a vedere questo secondo trofeo, così come Peppino Prisco, grande agitatore delle folle nerazzurre.
Come Mancini aveva predetto, nonostante lo scudetto conquistato, viene esonerato, e al suo posto viene preso Josè Mourinho, detto The Special One, che subito si presenta benissimo: fa ridere tutti i giornalisti in sala stampa con la frase "Ma io non sono pirla!". Adesso resta da vedere se questo portoghese riuscirà a riportare la Champions nella bacheca dei trofei. I presupposti ci sono, basta darsi da fare!

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